Come uscire dalla vergogna di essere omosessuale e vivere una relazione stabile felice.
La vergogna è un’emozione che riguarda a tutta l’umanità, qualsiasi persona prova vergogna. Dal 2000 mi occupo di incontri seri gay e lavoro con uomini omosessuali (maggiorenni) di qualsiasi età i quali sono single e desiderano incontrare la loro anima gemella gay con la quale avere una relazione gay seria e stabile. Insomma, i miei clienti sono quasi tutti uomini omosessuali alla ricerca di un compagno di vita con il quale vivere una felice storia d’amore e si rivolgono a Élite Men Connections Italia e i suoi Gay Love Coach in quanto l’unica Agenzia Matrimoniale Gay della nazione che aiuta gli uomini a trovare la persona giusta in modo sicuro e sereno. In questo articolo ne parleremo del senso della vergogna che spesso “paralizza” gli uomini omosessuali e impedisce a loro di costruire delle relazioni sani, forti e felici soprattutto quando si parla d’amore.
Come abbiamo già detto la vergogna è un’emozione che riguarda a tutta l’umanità, non soltanto agli omosessuali, qualsiasi persona prova vergogna per un qualcosa, ma dato che in questo spazio parliamo di omosessualità o meglio di maschi gay; analizzeremo il senso della vergogna contemplato dal punto di vista di un ragazzo gay nato e/o diventato uomo gay adulto all’interno di una società abbastanza puritana e bacchettona come la nostra.
Se una persona non prova vergogna o non l’ha mai provata è una persona non empatica, che non ha nessuna empatia verso l’esterno e non prova emozioni.
Sin dalla nascita abbiamo un esempio vivente davanti ai nostri occhi; un maschio e una femmina sono i nostri genitori e si dalla nostra infanzia ci viene detto che i maschi si innamorano delle femmine e/o viceversa. Di conseguenza siamo “programmati” ad essere maschi eterosessuali per essere accettati dalla famiglia e dalla società, altrimenti sarebbe una vergogna per tutti. Ed ecco che l’omosessualità viene identificata dal nostro inconscio come una vergogna. La vergogna è una emozione primaria molto forte ed è capace di dominarci in tutto. Ci domina perché noi abbiamo paura di parlare della vergogna, abbiamo paura di riconoscerla e di condividere le nostre storie di vergogna con gli altri. Quante volte gli uomini gay si innamorano dei loro compagni di scuola, amici, vicini o colleghi, ma soffrono in silenzio perché non osano ad esternare i loro sentimenti o corteggiarli perché sono paralizzati dal senso della vergogna?
Tutte le emozioni non viste, non riconosciute, non messe sotto la luce acquisiscono un grande potere, quindi finiscono per dominarci e condizionare la nostra vita. Quando mi riferisco alla vergogna dell’essere omosessuale, la vergogna è così forte come emozione perché riguarda non tanto quello che abbiamo fatto, quanto al nostro essere. Non abbiamo vergogna perché proviamo dell’attrazione per qualcuno, ma perché dal momento che siamo attratti o nutriamo dei sentimenti o amore per un maschio e non per una femmina ci identifica come maschi omosessuali.
Dietro la vergogna dell’essere uomini omosessuali c’è la paura di non essere amati, c’è una paura profonda e cresce le nostre insicurezze.
Spesso, moltissimi uomini omosessuali sono vittime del loro passato e fanno molta fatica ad ammettere di avere bisogno d’aiuto per uscirne fuori e liberarsene dalla vergogna interiorizzata, pertanto, vivono un senso di inadeguatezza profondo di non essere giusti. In conclusione ci troviamo invasi da infinite insicurezze. Razionalmente abbiamo il disperato bisogno di trovare una soluzione, siamo alla ricerca di un maestro di vita, ma inconsciamente non sempre siamo pronti ad affrontare il mostro che c’è dentro di noi e lasciamo che ci divori da dentro.
Di conseguenza anche noi uomini gay del 21esimo secolo siamo ancora convinti di non essere abbastanza buoni, abbastanza belli, abbastanza bravi e tutto questo riguarda l’essere e non il fare. Dobbiamo però imparare a fare del bene iniziando dagli stessi nostri simili, a non deridere chi è diverso da noi e chi non la pensa come noi; dobbiamo focalizzarsi sulla nostra bellezza interiore e non basare le nostre relazioni sulle bellezze fisiche delle persone.
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Il senso di colpa è una rabbia auto rivolta e si rivolge a quello che noi abbiamo fatto o non abbiamo fatto (abbiamo scelto un uomo come compagno perché siamo uomini omosessuali) e (non abbiamo scelto una donna come compagna perché non siamo maschi eterosessuali). Dobbiamo imparare a lasciar andare e liberarci dai sensi di colpa perché l’omosessualità non è una scelta. La rabbia si rivolge direttamente al nostro essere, questo ci priva del tutto della possibilità di sperare in un nostro miglioramento. Perché se il miglioramento parte dall’essere, noi miriamo alla radice essere diventa molto difficile uscirne (nel nostro caso è impossibile uscirne dall’essere maschi gay).
Noi che siamo uomini gay, spesso, non ne siamo neanche consapevoli della vergogna interiorizzata.
L’altra cosa che la rende così potente è il fatto che non ne parliamo e quindi ci lasciamo dominare. La vergogna nasce dalla paura profonda, da un senso di mancanza e non da un senso di abbondanza e le risposte che noi diamo alla vergogna principalmente sono le seguenti.
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Non affrontiamo la vergogna che sentiamo, ma ci nascondiamo.
Sin da piccoli impariamo a sottrarsi alla relazione con la realtà e impariamo a non elaborare (sperando di cancellare) le sensazioni provate nei momenti in cui abbiamo sentito non soltanto vergogna di essere gay, ma anche terrorizzati di essere scoperti. Non diciamo a nessuno che siamo gay, nascondiamo la nostra vera natura per compiacere agli altri. Non ammettiamo di avere vergogna a dichiararsi omosessuali, ma ci giustifichiamo dicendoci che; non è necessario che gli altri sappiano, vorrei evitare un dolore ai miei genitori, non vorrei perdere l’amore dei miei amici, ci tengo ad essere rispettato dai miei colleghi, ecc.
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Preferiamo annullarsi piuttosto che dichiararsi omosessuali per paura di non essere amati.
Facciamo di tutto per compiacere agli altri, quindi adiamo a “violentare” il nostro se, il nostro essere pur di piacere agli altri, andiamo a elemosinare il piacere degli altri per essere amati, per essere visti, per essere riconosciuti e considerati “normali”.
Siamo sempre alla ricerca dell’uomo gay maschile e/o possibilmente insospettabile, diventiamo amanti di uomini sposati con donne e allontaniamo gli effeminati, troviamo delle scuse assurde pur di non ammettere la nostra vergogna.
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Quando siamo uomini gay repressi e pieni di rabbia aggrediamo gli altri.
Quando non siamo risolti tendiamo ad essere pieni di rabbia e di conseguenza aggrediamo gli altri, specialmente gli gli uomini omosessuali. Quindi aggrediamo gli altri con parole, con comportamenti pur di non riconoscere la nostra vergogna.
Queste tre modalità quando entrano in essere ci impediscono in qualche modo di uscirne e dentro di noi partono un sacco di pensieri che alimentano questa vergogna; chissà cosa diranno gli altri di me, non sono abbastanza maschio, buono, bravo, bello, ecc., devo assolutamente aiutare gli altri perché gli altri vengono prima di me. Ecco perché molti di noi ragazzi gay siamo un po’ “crocerossini” Questi sono alcuni pensieri che ci vengono quando è la vergogna a dominarci.
Per uscire dalla vergogna noi dobbiamo fare un passo al di fuori dalla nostra zona di comfort perché la vergogna è molto legata al perfezionismo e al giudizio e per riuscire ad uscirne noi dobbiamo uscire da questo schema mentale.
Un’altra cosa che possiamo fare e che è utilissima è parlare della nostra vergogna.
Finche rimane una cosa astratta continuerà a dominarci, quindi dobbiamo trovare una persona a noi vicina con la quale ci sentiamo di condividere in libertà queste cose e parlarle di questa nostra storia di vergogna.
Una volta che la storia esce, pesa molto meno, è molto più facile prendere le distanze. La vergogna nasce sempre in società perché la vergogna è un’emozione legata al senso di inadeguatezza rispetto agli altri, di non essere abbastanza rispetto agli altri. Quindi la vergogna non può che morire in società.
L’unico modo per farla morire è raccontarla ad un’altra persona e andare oltre alla paura di condividerla.
Ovviamente, la vergogna soprattutto si dissolve quando noi andiamo verso l’autenticità, quindi non pensiamo a cosa penseranno gli altri di noi, ma pensiamo a cosa possiamo fare noi per noi stessi per migliorare e non siamo costantemente nell’ottica di controllare ogni nostra azione in funzione che sia giusta o sbagliata, buona o cattiva, rispetto ad uno standard sociale o rispetto ad una persona esterna a noi, ma lo facciamo rispetto al nostro essere, quindi siamo in connessione con il sentire.
Sento che questa cosa è giusta o sbagliata per me e ad è questa la via da percorrere.
Quindi, in questo modo siamo liberi e smettiamo di compiacere ed entrare in questo circolo in cui non possiamo essere veramente noi stessi.
Quando noi compiacciamo noi cerchiamo di inseguire un’immagine ideale che è solo nella nostra testa e soffriamo tantissimo perché non riusciamo mai a raggiungere anziché fare pace con quello che siamo in realtà e quindi la via d’uscita non è che questa, cioè fare pace con chi siamo noi adesso e non cercare in tutti i modi di raggiungere un’immagine ideale che possa piacere agli altri, che essere amata, apprezzare riconosciuta dall’esterno.
Dopo aver coltivato tutti questi passi, i più potente è quello della coltivazione dell’auto compassione, sedere con queste nostre fragilità , di accoglierle, di vedere come anche esse hanno un insegnamento per noi, non sono venute a caso e di capire come nonostante queste fragilità, nonostante queste cose il nostro ego le considera sbagliate noi possiamo comunque evolvere, noi siamo comunque esseri di luce, noi siamo comunque degni d’amore e dare quell’amore prima di tutto a noi stessi prima ancora di dare agli altri, quindi prestare attenzione a questo meccanismo che spesso ci porta lontano da noi proiettandoci sugli altri.
No, l’auto-compassione è diretta qui, al nostro cuore.
Quindi, mi prendo cura di me stesso, e nel prendermi cura di me stesso poi di riflesso mi prenderò cura degli altri e poi per fare tutto ciò serve un ingrediente molto importante è il coraggio, perché tutto questo ci chiede di uscire da delle spinte che sono cosi forti dentro di noi che sono quasi primitive che sono state trasmesse con il dna.
Con Elite Men Connections, essere gay single diventerà una scelta e non più una situazione dipendente dall’esterno!
FINE
Possa l’amore trovarti e rimanere nel tuo cuore.
A cura di Libertino Sviolinata.
info@elitemenconnections.it
Autore di vari testi pubblicati sul BLOG di Élite. Abile cultore della seduzione maschile gay, dotato di intensa finezza, astuzia, consapevolezza e autenticità. L’uomo arnese munito di tempestive soluzioni domina uno schizzo anomalo di charme seducente, capace di trovare posizioni idonee e creare movimenti strategici in grado di stimolare simultaneamente anima e mente, donando al corpo una carica sensoriale di estrema beatitudine. Oratore eccezionale, capace di penetrare l’anima di chicchessia e soddisfare in pieno i desideri dei maschi omosessuali in cerca dell’anima gemella.
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